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Nell'ormai lontanto 1969 fu Ueshiba Kisshomaru, che ereditó, all’età di 48 anni, l’immenso compito di guidare i discepoli dell’arte nel loro cammino. Divenne il primo Doshu, guida spirituale e tecnica dei praticanti dell'arte.

Il misterioso metronomo che regola le cose della vita ha voluto che alla scadenza di altri 30 anni il primo Doshu terminasse la sua esistenza terrena, il 4 gennaio del 1999; a lui è succeduto, all’età esatta di 48 anni, il secondo Doshu: Ueshiba Moriteru. Va a lui l’augurio sincero di ogni discepolo, all’inizio di un difficile ma affascinante cammino, che sarà anche il nostro.

Molto si è parlato, molto si è scritto in questi anni che sono trascorsi dalla scomparsa del Fondatore. Molti hanno cercato, con lodevole intento e con interessanti risultati, di indagare sul suo passato, sulle origini della sua vocazione, sul percorso che lo ha portato a percorrere questa via da lui chiamata aikido.

Non si vuole qui assolutamente contestare l’importanza di questi studi storici; è forse però giunto il momento di ricordare che il messaggio di Ueshiba Morihei e la sua eredità non possono essere integralmente decifrati basandosi esclusivamente su testimonianze o su ricostruzioni logiche di fatti, di eventi, di aneddoti, di esperienze.

Sappiamo certamente che O-Sensei passó i primi anni della sua giovinezza studiando incessantemente le arti marziali, e sappiamo anche che il personaggio piú significativo nella sua formazione tecnica è stato il maestro Takeda Sokaku. Sappiamo anche che per la sua formazione spirituale O-Sensei è debitore del mistico Deguchi Onisaburo.

Quello che noi ignoriamo e siamo destinati ad ignorare è la sostanza del messaggio trasmesso ad O-Sensei dai suoi mentori. Ma c’è di più: non possiamo comprendere appieno l’aikido indagando nel processo di agnizione che lo ha originato, perché sappiamo, e lo sappiamo per certo, che il prodotto finale di questo processo fu qualcosa di profondamente diverso ed innovativo, sia rispetto al Daito Ryu Ju Jutsu di Takeda Sokaku, sia all’Omoto Kyo di Deguchi Onisaburo.

Siamo quindi destinati ad un sicuro fallimento, condannati a studiare un qualcosa che non potremo mai comprendere appieno?

UmStudioLa risposta è no.

Dobbiamo semplicemente cercare alla fonte. Non, o perlomeno non solo, nelle testimonianze di chi ha conosciuto O-Sensei, ma direttamente in quello che Lui ci ha lasciato. Che ha deciso di lasciarci: i suoi pensieri, i suoi scritti, ma soprattutto la sua vita, una vita intera dedicata all’insegnamento, fin quasi all’ultimo momento. In continua evoluzione, in continua ricerca. E tramandata, trasmessa ai posteri attraverso il lavoro giornaliero, incessante nel corso ormai di molti decenni, dei nostri maestri, che furono a suo tempo suoi allievi.

Alcuni provano sgomento al vedere come tanti, e tanto grandi, maestri propongano differenti chiavi di lettura del messaggio di O-Sensei. E' un timore immotivato: l'aikido è una arte meravigliosa forse proprio per questa sua capacità di adattarsi meravigliosamente ad ogni persona, quali che siano le sue condizioni tecniche, fisiche, mentali e spirituali.

Esistono qunadi tante forme di aikido quanti sono i praticanti; esistono anche, indubbiamente, alcune chiare ed irrinunciabili linee di condotta da seguire nella pratica dell'aikido; spesso alternativa tra di loro, piú spesso complementari. Ed questo che chiediamo ai nostri maestri, di indicarci la direzione verso cui marciare, che sarà ovviamente variabile in funzione del nostro punto di partenza, delle nostre forze e dei nostri obiettivi.

Ma affidarsi ad un maestro, e per fortuna ce ne sono molti, e tutti validi, non basta ancora.

Dobbiamo ricercare O-Sensei in noi stessi. Noi, tutti noi, siamo i destinari ultimi del messaggio di O-Sensei, e dobbiamo farlo nostro attraverso una pratica costante dell’arte che si prolunghi nel corso intero della nostra vita. Abbiamo dunque gli strumenti per lavorare, una guida che ci supporti, ed un luogo deputato per metterci all'opera: il tatami, luogo consacrato all'interno di quel luogo consacrato alla ricerca della via che è il dojo.

Non, o perlomeno non solo, sulle pagine di un libro o un sito Internet, dobbiamo cercare la soluzione per risolvere il mistero che ci ha lasciato il Grande Maestro Ueshiba Morihei. Dobbiamo cercare all'interno di un dojo, sopra un tatami, dentro noi stessi. Assieme a coloro che condividono la nostra ricerca