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I partecipanti al primo giorno del raduno di Roma. Sono stati circa 110 in totale, un numero che non vorremmo definire ideale ma che ha permesso di far fronte alle spese organizzative senza riempire il tatami fino all'inverosimile.

Questo non toglie, naturalmente, che gli assenti hanno avuto torto: un grande raduno, tenuto da un maestro che si eleva - e di molto - tra gli altri.

 

E quelli del secondo giorno

 

Abbiamo già detto che solamente un pugno di praticanti aveva già partecipato all'ultimo raduno a Roma di Asai sensei, cui vanno aggiunti naturalmente coloro che l'hanno seguito negli annuali appuntamenti a Milano o in occasione dei grandi raduni celebrativi dell'Aikikai d'Italia, l'ultimo nel 2004, in cui il maestro è sempre gradito ospite.

La grande maggioranza di chi è intervenuto però non aveva mai avuto modo di conoscerlo. L'attesa e le aspettative erano comunque elevate. I commenti, ancora a caldo, appena terminate le due giornate di studio, sono stati molto positivi.

Diversi hanno riferito di essersi veramente entusiasmati.

 

 

Si potrebbe credere allora che si siano viste cose nuove, se non addirittura mai viste. Nulla di tutto questo.

L'insegnamento del maestro, accompagnato da preziosi commenti e ricordi della sua lunga esperienza all'Hombu Dojo, a contatto quotidiano con il fondatore, con il doshu Kisshomaru sensei e con altri immensi personaggi è fortemente caratterizzato, diremmo quasi unico se non vi fossero visibili legami con la didattica del maestro Masamichi Noro, di cui è del resto da lunghissimo tempo stretto amico.

Asai sensei predilige una forma di insegnamento rilassata e rilassante, non curandosi di effetti spettacolari pur essendo perfettamente in grado di eseguire tecniche di assoluta bellezza e visibile efficacia.

Pone estrema cura nel lavoro di uke e mostra con una logica ineccepibile come deve naturalmente e correttamente reagire il corpo umano agli stimoli provocati dalla esecuzione di una tecnica di aikido.

Non ricorre però nelle dimostrazioni ed applicazioni a tecniche fuori dell'ordinario, è in condizione di estrapolare i principi più elevati dell'aikido - ma di questo probabilmente non ci dovremmo meravigliare - anche e soprattutto dal kihon, ossia dalle tecniche di base.

Nelle due giornate di intenso lavoro, talmente piacevole che è volato, si sono viste infatti solamente tecniche che potrebbero far parte dell'esame di 6. kyu, proposte però con sfumature capaci di mettere in discussione anche l'impostazione dei praticanti più avanzati.

 

Quindi aspettative alte, programma minimalista, richieste precise e verifiche puntuali.

E soprattutto, come già detto, atmosfera rilassata e sorridente anche nei momenti di maggiore impegno.

Una combinazione insolita, eppure alla prova dei fatti si è rivelata vincente.

Col senno di poi si potrebbe anche concludere che non poteva essere altrimenti.

 

 

 

 

 

 

 

Non si deve pensare comunque che Asai sensei abbia lasciato i praticanti alle prese con irrisolvibili indovinelli. Dopo aver proposto di lavorare su alcuni problemi ne ha sempre esposto le possibili soluzioni e dettagliato i pro ed i contro.

 

Non è mai mancato infine il suo supporto durante i momenti di verifica, durante i quali ha incessantemente sorvegliato il lavoro dei praticanti, a qualunque livello tecnico si trovassero, indirizzandoli verso la giusta strada ove avessero delle difficoltà.