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Le danze iniziano. Dopo il consueto aikitaiso, durante il quale il maestro dimostra una scioltezza articolare invidiabile in una persona non più giovane, l'esercizio di tenkan sembra essere pura routine.

Non per Osawa sensei, che preferisce scandire i tempi di esecuzione e riservare una cura meticolosa ad ogni particolare.

L'apertura delle gambe deve essere moderata, il baricentro basso e ben centrato.

Una posizione che solo la nostra pigrizia mentale richiede di descrivere accuratamente: basterebbe guardare...

Anche gli spostamenti sono brevi, per evitare di uscire fuori dal proprio baricentro, e devono essere estremamente precisi.

 

 

 

Vedendo al lavoro Osawa sensei riaffiorano nel ricordo gli antichi insegnamenti di Hosokawa sensei: chi è abituato a movimenti ampi non avrà soverchia difficoltà ad addattarsi a quelli raccolti, essenziali. Giudico con gli occhi di uno spettatore, senza avere perlomeno in questa occasione una controprova, ma ho praticato sotto la direzione di Osawa sensei. E' vero. E data l'autorità della fonte non poteva essere altrimenti.

E' spesso vero invece - diceva ancora Hosokawa sensei - che chi si limita a movimenti brevi non riesce facilmente a liberarsi di questa abitudine per passare a quelli ampi.

Osawa risolve questo potenziale problema con un estremo dinamismo durante la seconda fase delle tecniche, questo lo avevamo già detto, che possono diventare anche molto spaziose.

Alterna al classico movimento di tenkan anche quello, presente costantemente nelle tecniche ma raramente eseguito a solo come esercizio di ashisabaki, di okuri ashi kaiten.

Anche qui scatta il ricordo: Hosokawa faceva spesso notare che il tenkan è un movimento didatticamente importantissimo, forse quello più importante nella vastissima panoplia di movimenti che abbiamo a disposizione, ma che in una esecuzione maggiormente attenta alla efficacia ed alla sicurezza, spesso si dovrebbe ricorrere a questo movimento alternativo.

 

 

Osawa si rende evidentemente conto della possibilità che la sua focalizzazione su determinati punti ben precisi possa fuorviare alcuni praticanti, ed è per questo che illustra brevemente anche le possibiltà alternative.

Sta ora chiedendo movimenti raccolti, essenziali, ed un tenkan, od opportune varianti, eseguito con la parte superiore del corpo in posizione ortogonale a quella degli arti inferiori.

La posizione delle mani è quella mostrata, entrambe sulla stessa linea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel corso del seminario di Milano ci si concentrerà su questa particolare modalità del movimento, ma non bisogna dimenticare che ne esistono altre.

Ecco la seconda modalità di base: il tronco è allineato con gli arti, così come le braccia.

Va notata, ed il maestro l'ha opportunamente sottolineata, la posizione del piede posteriore: forma un angolo decisamente superiore ai 90° rispetto a quello anteriore.

Nella esecuzione precedente l'angolo deve invece rimanere inferiore a quello retto.

 

 

 

 

 

 

Le differenze tra l'una e l'altra modalità di esecuzione diventano ancora più evidenti quando l'esercizio viene effettuato sulla presa di un uke reale.

Occorre però avere già chiara dentro di se la forma ideale, per evitare di essere influenzati dalla sua presa alterando così la propria postura al punto di non essere più nelle condizioni basilari per un buon lavoro.

Nella posizione laterale che vediamo ora anche lo sguardo, inizialmente rivolto in avanti (posizione qui non raffigurata), dovrà poi essere rivolto verso la direzione in cui continuerà la tecnica, non necessariamente quella che viene mostrata ora.