Kyosaku

Storia di una foto che non c'è

Nel 1982, cogliendo di sorpresa il suo interlocutore (Giorgio Veneri, che mi manca ogni giorno di più), l'erede al trono dell'aikido colse al volo quello che apparentemente era un invito ma voleva essere in realtà un auspicio che si pensava di realizzare in un futuro ancora di là da venire. Sì, Moriteru Ueshiba, waka sensei, accettava con grande piacere l'invito a tenere dei seminari in Italia. Ora e subito. Probabilmente voleva iniziare la sua carriera ufficiale come insegnante e punto di riferimento per ogni praticante esattamente lì dove aveva fatto il suo primo viaggio all'estero. Era stato uke del padre Kisshomaru durante l'enbukai che si tenne al Dojo Centrale di Roma nell'ottobre del 1975. Destando meraviglia ed ammirazione - va detto - per i suoi movimenti felini, tanto facili e naturali a prima vista quanto impervi al solo pensarci.

La notizia gettò la costernazione in Italia.

Venne annunciata da Veneri durante la consueta riunione della dirigenza ad agosto. Fu sotto una pergola nel giardino di Villa Bencista a Firenze, non lontano dal centro tecnico della FIGC di Coverciano dove si teneva l'usuale seminario estivo sotto la direzione di Tada sensei. Sono passati molti anni, è ora probabilmente di dirlo: ci fu chi non mostrò alcuna soddisfazione per la notizia e ne prese le distanze. Quel "ragazzotto" (parole testuali) non interessava. Chi la pensava diversamente era in minoranza. E nel completo disimpegno della struttura ufficiale - dire ostilità sarebbe stato forse esagerato - non avrebbero saputo come affrontare l'impegno. Infine si consorziarono tre dei maggiori dojo italiani, il Dojo Centrale di Roma, lo Shung Do Kwan di Reggio Emilia ed il Budokwai di Mantova, e si arrivò in porto. I due seminari di Roma e di Mantova furono quindi a tutti gli effetti degli eventi privati. Il pubblico tuttavia non se ne rese conto, poiché gli organizzatori (Hosokawa sensei, Giorgio Veneri, Danilo Chierchini, Gianni Chiossi e in varie funzioni di supporto lo scrivente) avevano comunque cariche o incarichi in seno alla struttura "ufficiale".

Andò bene, molto bene. Anche se economicamente fu un disastro: il denaro dovrebbe essere solo uno degli ultimi elementi di giudizio per chi pratica un'arte. Ma non ne parleremo ora.

Al momento in cui veniva accompagnato a riprendere l'aereo per tornare in Giappone, Moriteru Ueshiba si rese sicuramente conto che il fotografo che aveva immortalato le sue gesta (il sottoscritto) non sarebbe passato alla storia. Mi impose di mollare quell'ordigno infernale e passarlo ad Hosokawa sensei, che riprese il gruppetto composto da me, waka sensei stesso e Shoji Seki sensei che era il suo assistente ed uke. Seki cercava di darsi un contegno, io e il futuro doshu eravamo piuttosto su una vena un po' goliardica.

Dotato di vistosissimo maglione giallo semaforo mi appoggiavo in posa alla Toto' ad un bastone. Era quello (che gli avevano regalato chissà dove) che aveva consentito a waka sensei di fingersi zoppicante al suo ritorno da Mantova, causando insanabile disperazione in chi aveva ricevuto pressanti raccomandazioni "dall'alto" di rimandarlo incolume là da dove era venuto. Lui non era molto più serio. E' l'unica foto esistente in cui stiamo assieme. Non so per quale ragione non la passai mai allo scanner, mentre tutte le altre come si è visto ci stanno.

Molti anni dopo Seki sensei venne a fare una lezione al mio dojo a Bruxelles. Mi ero portato proprio quella foto e gliela feci vedere. Si illuminò come una lampadina da 500 watt e mi disse "Me la dai?". Gliel'ho data. Ed ecco perché pare - dico pare - che io in quella storia non ci sia. Ma è importante? Ed è importante essere nelle foto, che ci siano le foto? A qualcosa servono, lasciatevelo dire da un fotografo. Ma non diamogli troppa importanza.

La foto che pubblico accanto è ovviamente quella scattata immediatamente prima.

Seki ne aveva ricevuto una copia speditagli all'Honbu Dojo, ma evidentemente quella informale ha fatto scattare in lui qualcosa che questa non non poteva (non doveva?) evocare.

Da sinistra: Danilo Chierchini (dojochô del Dojo Centrale, e più tardi presidente dell'Aikikai), Moriteru Ueshiba, Shoji Seki, Hideki Hosokawa.

Ma non fatevi ingannare dalle giacche blu con pantaloni grigi d'ordinanza.

Quella «sembra» storia. Ma in giacca blu non si fa quasi mai storia.

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