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Non è possibile sapere fino a che punto la consulenza di Sugino abbia influenzato la trama dell'opera, ma è lecito supporre che almeno due episodi siano debitori dei suoi consigli. Il duello tra Kyuzo ed il samurai sconosciuto ripropone un episodio storico, per la verità non ricostruibile con esattezza, di cui fu protagonista il mitico maestro di spada Yagyu Jubei Mitsutoshi (1607-1650), della scuola Yagyu ryu. Negli scontri amichevoli  si usavano all'epoca le spade di legno utilizzate per l'allenamento quotidiano (bokuto o bokken) e non si indossavano protezioni quindi i colpi dovevano giungere a contatto ma essere arrestati senza portare lesioni. Di conseguenza erano frequenti sia gli incidenti - anche mortali - che le contestazioni. Vennero poi introdotti gradualmente l'uso dello shinai, spada dritta costruita con alcune lamine di bambu legate tra di loro, che consentiva di portare il colpo in sicurezza ma senza rischio di lesionare l'avversario, e di protezioni per i bersagli più esposti: il capo, la gola, il tronco e gli avambracci che divennero poi quelli ammessi nel kendo moderno.

Ovviamente in viaggio si porta con se solo lo stretto indispensabile ed in mancanza di bokken i due contendenti ricavano delle spade di fortuna tagliando dei bambu. Lo sfidante assume un atteggiamento aggressivo in guardia alta jodan mentre Kyuzo si porta in guardia waki gamae, posizione neutra in cui è possibile sia avanzare che retrocedere e la spada, in posizione arretrata, è nascosta all'avversario.

Innervosito lo sfidante attacca per rompere gli indugi, ma Kyuzo arretra con perfetto sincronismo e il suo bokken di fortuna tocca l'avversario un attimo prima che questo tocchi a sua volta.

Lo sfidante dichiara il pari, ma Kyuzo è fermo ed irremovibile nella sua opinione: la vittoria è sua, in un duello reale l'avversario sarebbe stato falciato prima di poter vibrare il suo colpo. Inevitabile la risposta dell'orgoglioso samurai: proviamo allora sul serio.

 

La ripetizione ricalca gli schemi del primo assalto: lo sfidante avanza con un grido, la spada levata sopra la testa, e l'abbatte sull'avversario apparentemente senza difesa. Ma questo si sottrae al colpo con un passo indietro, ed è la sua lama a togliere la vita all'altro. Kurosawa con un artificio scenico che ama molto, dopo aver esasperato la tensione ed il ritmo dell'azione, passato il momento cruciale, mostra al rallentatore la caduta della vittima. Probabilmente un espediente più realistico di quello che sembri: nei momenti di massima attenzione, come quella che debbono avere gli spettatori di un duello mortale, i sensi aumentano al massimo la loro sensibilità ed i tempi sembrano dilatarsi, gli attimi diventano interminabili.