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Il maestro Fujimoto il sabato pomeriggio accoglie i partecipanti ed espone loro le tematiche che affronterà nel corso della settimana.

Dichiara esplicitamente che richiederà loro un lavoro più intenso rispetto agli standard precedenti.

E' evidente, anche se non è possibile spiegare le ragioni di questa diffusa sensazione, che da parte di ognuno c'è piena consapevolezza delle sue richieste e desiderio di adeguarsi, di essere all'altezza.

 

 

 

 

 

I partecipanti sono già numerosi, per quanto il viaggio sia lungo per chi proviene dal centro e dal sud dell'Italia.

Alcuni saranno costretti ad arrivare nei giorni seguenti.

Il tatami si colmerà, ma rimarrà comunque spazio sufficiente - naturalmente utilizzando un minimo di buon senso - per praticare senza problemi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutti sanno che le condizioni di salute del maestro destano seria preoccupazione. Egli non intende nascondere nulla, vive il suo momento particolare con grande serenità.

E' un momento difficile: ma la vicinanza di tanti allievi gli dà forza, gli dà energia.

Questo lo rende particolarmente sensibile alla necessità di collaborare attivamente con i propri compagni di allenamento.

Durante le lunghe sessioni di esame non si stancherà mai di ripetere ai volontari che si prestano come uke di donare la propria energia a chi sta affrontando quell'impegnativa prova.

 

 

Il lavoro tecnico inizia con katatetori aihanmi shihonage, con vari movimenti di preparazione: kaiten, tenkan, evasioni laterali e quanto altro.

In effetti, durante l'intero raduno, shihonage sarà la tecnica dominante.

Verrà applicata e studiata anche su katatetori gyakuhanmi, yokomenuchi, ushiro ryotedori, ushiro hijidori, ushiro katadori, ushiro katatetori kubishime.

 

 

 

 

 

 

 

Il lavoro su katatetori aihanmi costituisce la base di molte delle infinite tecniche di aikido, che il maestro valuta intorno alle 1500.

Un numero forse dimezzato rispetto alla didattica originaria, ma che può originare una quantità illimitata di tecniche combinate.

Fujimoto sensei chiede di concentrarsi soprattutto sulla funzione della seconda mano, quella che appoggia sul gomito di uke - o comunque sul braccio - e ne condiziona la posizione, la distanza, la postura ed in definitiva anche l'atteggiamento mentale.

 

 

 

 

 

L'inversione della posizione di questa mano, da honte (palmo verso l'alto) a gyakute (palmo verso il basso) permette il passaggio dalla esecuzione di base di shihonage e tecniche correlate a quella di base di kotegaeshi e tecniche correlate.

Naturalmente possono o debbono cambiare anche i movimenti di evasione, un ashisabaki laterale prepara ad esempio l'esecuzione di ikkyo.

Il maestro insisterà spesso sulla necessità di apprendere anche a solo il corretto movimento del corpo, e sulla indispensabile collaborazione tra i praticanti per progredire assieme nella tecnica.

La sua raccomandazione è che debbano essere i principianti ad andare a cercare gli yudansha, per essere guidati nella pratica, acquistare piacere nella pratica ed essere poi in condizione di accettare ogni tipo di pratica, anche diversa, ncercare addirittura con gioia la diversità.

Fujimoto sensei ha voluto dare una forte identità alla sua scuola.

Le sue lezioni mattutine si alternano a quelle pomeridiane degli insegnanti e degli assistenti che lo hanno sempre seguito.

Li elencheremo seguendo l'ordine delle lezioni.

Emilio Cardia.

Quarto dan.

Responsabile del dojo Aikikai Corsico (Milano), ed assistente del maestro Fujimoto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberto Travaglini.

Sesto dan

Responsabile del dojo Aikido Fujinami (Bologna)

Responsabile dei corsi di formazione per l'insegnamento ai bambini presso l'Aikikai d'Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberto Foglietta.

Sesto dan

Responsabile del dojo Renbukai che ha sedi a Rimini e a Pesaro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche gli esercizi di ginnastica costituiscono una parte molto importante del suo allenamento.

Qualcuno si stupirà allora di sapere che nel corso del raduno li ha affidati spesso ai suoi assistenti (nella foto Laura Benevelli, 2. dan), e a volte anche a degli allievi di grado kyu.

Ma non è una contraddizione: è la prima pietra nella costruzione della didattica di Fujimoto, chiunque abbia intenzione di seguirla deve necessariamente memorizzarla e comprenderne prima possibile la logica.

Avere una forte identità di gruppo, ben riconoscibile e ben definita, non impedisce di accettare linee didattiche differenti, ne è anzi un presupposto indispensabile: la consapevolezza di se stessi consente di accettare il proprio prossimo.

Sono stati ospiti del raduno, e hanno condotto due belle ed intense lezioni, i maestri Eamonn Devlin e Janet Clift.

Eamonn Devlin ha iniziato la pratica dell'aikido nel 1982 al dojo del Trinity College di Dublino, in Irlanda.

Dal 1986 ha seguito l'insegnamento del maestro Katsuo Chiba, che i più anziani tra i praticanti italiani ricordano sicuramente e che da molti anni insegna nel suo dojo di San Diego, negli Stati Uniti.

Dal 1990 vive ad Atene, in Grecia, ove dirige diversi dojo tra cui Aikido Athens.

 

 

 

 

 

 

Janet Clift ha iniziato ancora giovanissima l'aikido nel 1980 a Chester, in Inghilterra, spostandosi alcuni anni dopo a Londra per seguire l'insegnamento del maestro Minoru Kanetsuka.

Ha vissuto per 4 anni a Tokyo, ove ha seguito soprattutto i maestri Yamaguchi, Arikawa, Osawa ed il secondo doshu Kisshomaru Ueshiba, si è poi spostata a San Diego per praticare con Chiba sensei.

Dal 1997 vive ad Atene, insegna presso il dojo Aikido Athens ed ha diretto spesso raduni in vari paesi d'Europa, tra cui Austria, Germania, Svizzera e Spagna.