Indice articoli

 

Quando si parla di esami è quasi sempre per fare il resoconto di una strage annunciata, di una sessione di esami dove i candidati che hanno superato la prova sono stati pochi, e pochissimi quelli che dichiarano di averne comprese le ragioni.

A Laces come già detto non è andata così: 37 promozioni su 37 candidati, e non per una particolare condiscendenza palesata dal maestro Fujimoto.

Chi più chi meno, ognuno al suo livello di maturità, tutti coloro che hanno affrontato la prova l'hanno fatto con coscienza e con serietà.

Vale la pena di parlarne ancora, di rifletterci: quali sono le ragioni per cui questa sessione ha avuto una riuscita così clamorosa?

 

Va sicuramente riconosciuto a Fujimoto sensei una grande sensibilità nel dirigere il lavoro di tanti candidati.

La suddivisione dell'esame in diverse giornate ha permesso a molti di riflettere sugli errori commessi, tecnici o psicologici, e di correggere man mano il tiro.

Quante volte, al termine di un esame più o meno riuscito, lo ripercorriamo passo passo rendendoci conto di quello che avremmo potuto fare meglio, di quello che non avremmo dovuto fare, di quello che invece abbiamo colpevolmente omesso?

 

 

 

 

La possibilità - anzi la necessità, pur non percepita come tale - di continuare fino all'ultimo, di prolungare la tensione della prova fino a stemperarla per farla divenire una "semplice" ora di allenamento in più.

Ebbene, tutto questo ha fatto una notevole differenza.

Fujimoto è stato anche molto esplicito nel dichiarare i suoi scopi, nel dettagliare cosa stava chiedendo e cosa invece non era necessario mostrare.

 

 

 

 

 

 

Tecnicamente ha voluto richiamare tutti ai principi di base, chiedendo solamente di misurarsi con il kihon, ossia con le tecniche di base.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non vi è stata differenza di richiesta ai vari livelli.

Quello che veniva domandato a livello 1. kyu era praticamente quello che veniva domandato anche a livello 4. dan.

Quello che doveva necessariamente cambiare ed essere pubblicamente manifestato era il grado di raggiungimento interno e di maturità - non meramente fisica, non freddamente tecnica - raggiunti del candidato.

 

 

 

 

 

 

 

Per questo, al termine delle impegnative prove. il maestro ha chiesto che la parte essenziale della prova di esame venisse ripetuta da alcuni insegnanti di alto grado: per poter verificare in tempo reale quali fossero le differenze di esecuzione e di atteggiamento mentale tra il praticante ancora ai primi passi e chi ha già percorso un lungo cammino nell'arte.

Piernicola Vespri

Dojo Aikikai Karalis di Cagliari

 

 

 

 

 

 

 

Nel corso dell'esame, come anche nel corso dell'intero raduno, l'abbiamo già detto, il maestro ha continuamente richiamato gli uke ad una corretta interpretazione del proprio ruolo, privo di compiacenza verso l'esecutore della tecnica, ma comunque sempre propositivo, collaborativo.

Il recepimento di questa richiesta ha permesso a tutti i candidati di lavorare nel migliore dei modi, e sentendo meno la fatica è stato loro più agevole conformarsi ai gesti tecnici richiesti dal maestro.

Roberto Travaglini

Dojo Aikido Fujinami di Bologna

 

 

 

 

Che ha voluto precisare comunque di non voler richiedere un annullamento della propria personalità e un appiattimento delle differenze naturali nel modo di praticare, ma solamente un serio impegno per la comprensione di quanto mostrato nel corso del raduno.

Anche qui, chi più chi meno ma tutti comunque a livelli dignitosi, esaminandi e praticanti hanno saputo lavorare seguendo le linee e gli esempi proposti.

Ruben Viloria

Dojo Aikizendo di Roma

 

 

 

 

 

Ha certamente giovato al coinvolgimento generale di ogni partecipante al raduno, fosse o no impegnato negli esami, anche la decisione del maestro di adottare per gli esami la rigida ma stimolante procedura tradizionale: si può assistere solo dal tatami, e vi si assiste integralmente senza arrivare in ritardo od andarsene in anticipo.

Non va naturalmente taciuto che le condizioni di salute del maestro, che non permettono al momento di fare previsioni certe sulle evoluzioni future, hanno avuto un un ulteriore importante ruolo nello stabilirsi di una buona atmosfera.

Puo' sembrare triste constatare che solo delle circostanze avverse abbiano avuto il potere di ridestare sentimenti ed atteggiamenti positivi, ma forse non lo è: è nei momenti meno facili che occorre dare il meglio di sé.