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Abbiamo appena descritto, sperando di essere stati chiari ed esaurienti, cosa si è fatto. Rimane da dire - ed è forse la cosa più importante, come si è fatto tutto quanto.

Abbiamo anche sottolineato in apertura che il raduno è stato intenso ed impegnativo, al di sopra certamente della media. Questo non significa che l'atmosfera ne abbia risentito.

Ovviamente è stata necessaria una dose di concentrazione superiore al consueto, ma in cambio si è anche ottenuto nel "piatto" una dose abbondante.

E concentrarsi in un lavoro serio non richiede necessariamente atteggiamenti seriosi, non è necessariamente pesante.

I volti dei praticanti intenti a decifrare le richieste e le spiegazioni di Fujimoto sensei non denotano un eccesso di tensione, ma solamente una serena, doverosa concentrazione.

E' scontato che la didattica dell'aikido, con le sue innumerevoli variazioni, aiuta il praticante a tenere sempre piacevolmente desta l'attenzione.

Tutte le tecniche ad esempio, anche quelle di base che per necessità di cose richiedono un numero elevato di ripetizioni, possono essere esaminate da molteplici angoli di vista.

Qui vediamo il maestro Fujimoto mostrare come sullla "madre di tutte le tecniche", katatetori aihanmi ikkyo, si possa lavorare in differenti posture e a differenti livelli di altezza.

Chudan (livello medio).

 

 

 

 

Jodan (livello alto)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed infine gedan (livello basso).

Questi tre esempi non sono naturalmente esaustivi.

Se vi aggiungessimo ancora le posizioni laterale alta (hasso) e laterale bassa (waki gamae) avremmo verificato la possibilità di lavorare nell'aikido con posture e livelli identici a quelli previsti nel lavoro con la spada.

Ma anche queste sono mere spiegazioni tecniche. Il "segreto" della buona atmosfera - riscontrata da chiunque abbia partecipato al raduno - ha spiegazioni forse meno agevoli da esporre, forse ardue da dimostrare dati alla mano, che pure sul tatami sono apparse tangibili.

Era innegabile una certa tensione all'inizio della pratica: il maestro aveva dovuto annullare gran parte dei suoi impegni, e le notizie sul suo stato di salute erano vaghe e nel complesso poco confortanti.

A chiarire le zone d'ombra ha provveduto lo stesso Fujimoto sensei, con disarmante sincerità e con assoluta serenità.

Il momento è per lui difficile, sarebbe sciocco negarlo, ma anche, per quanto possa sembrare paradossale, interessante.

Il maestro ha usato esattamente questa parola per descrivere le reazioni inaspettate del suo corpo alle terapie, ma crediamo di non essere troppo lontani dal vero affermando che l'intera - drammatica - situazione venga da lui affrontata, vissuta, conservando lucidità, compostezza, e perfino forse la curiosità di chi viene sottoposto ad una prova imprevista ed impegnativa ma decide di farvi fronte.

La serenità mostrata da Fujimoto sensei nella settimana di Laces ha contagiato tutti i praticanti.

E' rimasto solamente, a segnare quella settimana, il ricordo di una intensa, proficua e piacevole pratica dell'arte che amiamo.

I problemi della vita certamente rimangono, non vengono superati automaticamente come per magia, ma il giusto atteggiamento mentale e l'abitudine al lavoro, accettato con piacere ed affrontato con serietà, mettono l'essere umano nelle migliori condizioni possibili per affrontarli.

Di più: la sensazione di fare parte di un gruppo umano che condivide un ideale di vita, che ama lavorare e vivere assieme, è un ulteriore supporto di cui nessuno che l'abbia provato vuole più fare a meno.

Abbiamo citato poco avanti un termine preciso utilizzato dal maestro, ma questo non vuol dire che stiamo ora riportando delle sue frasi, delle sue opinioni.

Non andiamo però lontani dal vero affermando che queste sono le sensazioni che ha lasciato nei praticanti, con il suo esempio e con le sue parole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E' vero che questo raduno non si era presentato sotto i migliori auspici.

Ringraziamo di cuore il maestro Fujimoto che ci ha idealmente fatto fare un bel tenkan.

Convincendoci, con un sorriso, a guardare con fiducia assieme a lui verso un'altra direzione, verso il futuro.