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Questi provvedimenti ebbero enorme influenza soprattutto nei confronti della classe samurai, che doveva continuare nella sua vocazione guerriera ma anche inserirsi nella società civile.

L'aspetto stesso del samurai cambia: veste l'hakama, ha l'obbligo di portare due spade: la lunga lama (daitô) è ora la katana, non più il lungo tachi portato in battaglia, e la lama corta (shotô) è ora una daga denominata wakizashi e non più il pugnale (tantô).

 

 

 

 

 

 

Ai samurai al servizio di un feudo, riconoscibili dalla rasatura rituale del capo (chommage) vennero affidati compiti di amministrazione e gestione, di crescente importanza.

I feudatari erano infatti obbligati a continue e dispendiose assenze dal territorio per recarsi periodicamente ad Edô in udienza presso lo shogun, alla cui corte dovevano prestare servizio a turno, sottraendo loro il controllo del feudo che doveva ormai coinvolgere anche un numero crescente di samurai e non più solamente i nobili.

Al samurai vennero interdetti però altri lavori.

 

 

 

 

Contemporaneamente il samurai era costretto a comprendere le ragioni della propria vocazione guerriera non più o non solamente attraverso il combattimento, ma con una adeguata riflessione interna resa possibile da un addestramento ed una educazione mirati.

Nascono in questo periodo le prime norme rivolte a regolare la vita del samurai e a chiarirne gli scopi - personali e sociali - come il Buke Shohatto (武家諸法度) emanato nel 1615 da Tokugawa Hidetada e più volte rivisto per adattarlo ad una società che andava ancora cercando una forma stabile.

 

 

 

 

Questi alcuni dei precetti del Buke Shohatto:

La classe samurai deve votarsi ad attività appropriate all'aristocrazia guerriera, come lo studio dell'arco, della spada, dell'equitazione, della letteratura classica

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10: Le convenzioni riguardo l'abbigliamento uniforme devono essere osservate

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12: I samurai del feudo devono praticare la frugalità.

13: I Daimyō selezioneranno uomini competenti come amministratori e burocrati.

 

 

 

Appaiono anche i primi testi scritti dalle maggiori menti della classe samurai, come il Gorin no shô di Miyamoto Musashi (宮本武蔵 1584-1645) grande invitto guerriero che in oltre 60 duelli usò solo il bokken contro le lame degli avversari.

Il Fudochi del maestro zen Takuan Soho (沢庵宗彭, 1573-1645), lo Yojokun di Kaibara Ekiken (貝原益軒, 1630-1714), samurai, medico e scienziato, lo Yasenkanna del pensatore zen Hakuin Ekaku (白隠慧鶴, 1686–1768).

 

 

 

 

 

 

Le prime scuole di formazione al combattimento di cui si abbia notizia risalivano ad epoche precedenti: Tenshin Shoden Katori Shintô ryu (Iizasa Chōisai Ienao, 1450 circa), Kashima shinto ryu (Tsukahara Bokuden, 1530 circa), Yagyu Shinkage ryu (Kamizumi Nobutsuna, 1565 circa).

Questa non venne fondata da Yagyu Munetoshi, allievo e successore di Nobutsuna: aggiunse semplicemente il suo nome a quello della scuola.

La scuola acquistò comunque enorme prestigio e sotto la guida di Yagyu Munenori (1571-1646) venne prescelta come disciplina ufficiale dello shogunato Tokugawa, assieme all'altra prestigiosa scuola Ittô ryu. E' di Yagyu Munenori uno dei testi fondamentali della cultura samurai, l'Heihô Kadenshô (La spada che dà la vita).

 

E' evidente però che essendo nate in un periodo in cui si combatteva sul campo di battaglia, rivestiti di pesanti armature e con lance e spade pensate per combattimenti in campo aperto, queste discipline dovettero subire radicali trasformazioni in epoca Edô, durante la pax Tokugawa, in cui armi più leggere e maneggevoli avevano sostituito quelle precedenti.

Se durante i secoli precedenti il samurai era chiamato ad esercitare la sua arte soprattutto se non esclusivamente in battaglia, in epoca Edô la lama viene estratta prevalentemente nel corso di un duello o di un intervento a tutela dell'ordine pubblico.

 

 

 

 

Già sappiamo che il samurai è ora tenuto al porto di due armi da taglio: la katana, più corta e leggera del tachi utilizzato precedentemente, ed il wakizashi, daga più lunga del tantô (pugnale) adottato in precedenza.

Il corredo viene definito daishô (lunga-corta).

Nel periodo Kambun (a partire dal 1671) vengono definite le caratteristiche consigliate per queste armi.

 

 

 

 

 

 

Il tantô ha lama inferiore ad 1 shaku (piede, equivalente a 30,03 cm), il wakizashi tra 1 e 2 shaku (30-60 cm).

La katana, rappresentata nell'illustrazione, misura normalmente  tra 2 e 2,5 shaku (60-75 cm).

Il tachi - che continua ad essere utilizzato ma prevalentemente come arma cerimoniale, oltrepassa questa misura.